La Siberia che non ti aspetti

Isola di Olkhon- Khuzhir

“Si narra che Han-Khute Baabay, re sciamano, scelse l’isola di Olkhon come sua residenza, diventando così il signore della stessa e il protettore di tutti gli sciamani del nord. Onorarlo era cosa talmente importante che nessuno osava passare in sella al suo destriero dinnanzi alla grotta in cui risiedeva. Tutti smontavano da cavallo, conducendolo per le sole briglie e avendo cura di aver avvolto prima gli zoccoli in morbido pellame. Tutto ciò affinché si mantenesse la quiete del Grande Spirito”.

La grotta situata nei pressi di Capo Bhurkan, la sacra roccia nella baia di Khuzhir, è il luogo che Han-Khute Baabay designò come sua dimora terrena ed è, da allora, una delle mete principali di pellegrinaggio di tutta l’area del Bajkal. Le numerose leggende che riguardano l’isola di Olkhon hanno contribuito ad aumentarne la fama di importantissimo luogo di culto per lo sciamanesimo, tanto da essere uno dei cinque principali punti energetici della Terra. I nastri colorati che adornano alberi e totem situati lungo la costa e il festival che attira ogni anno migliaia di sciamani testimoniano la sacralità ancora attuale di questo territorio. Prima del nostro arrivo, eravamo desiderosi di “andare a caccia” di storie legate a queste tradizioni, ma … la magia che pervade questo angolo di mondo, noi l’abbiamo trovata, ancora una volta, nelle persone.

La cittadina di Khuzhir, il maggiore insediamento umano di quest’isola lunga appena 71 km, si contraddistingue per le sue case di legno circondate da palizzate, l’atmosfera quasi perennemente “polverosa” a causa di strade sterrate e parecchio dissestate, bande di cani e vacche solitarie che pare amino girovagare più degli esseri umani. Arrivare qui è più facile se si dispone di un furgoncino rialzato o di un SUV 4×4, ma pure con auto e minibus scassati (lo garantiamo noi!!), l’impresa è ardua, ma non impossibile. Dalla cittadina di Irkutsk, è sufficiente percorrere quasi 300 km in un paesaggio di steppa e foreste, comprensivi di un breve traghettamento per il tratto di acqua che separa l’isola dalla terraferma (nel periodo invernale i mezzi possono piacevolmente correre lungo lo stretto del Bajakl, sullo spesso strato di ghiaccio che ricopre le sue acque). A Khuzhir abbiamo rinunciato a qualsiasi tipo di escursione per approfittare della grande quiete che si respira in questo periodo di bassa stagione, dedicandoci a nuotate, camminate e alla fotografia di albe e tramonti. Durante il viaggio di andata, a bordo del nostro pulmino malridotto, abbiamo conosciuto Olga, Alexis e Albina.

Olga e Alexis sono due archeologi di San Pietroburgo di ritorno da un lungo periodo trascorso presso siti di scavo nella Repubblica di Tuva dove, per conto del Museo dell’Ermitage, hanno riesumato antichi tesori tra cui manufatti e gioielli in oro del I e II secolo a. C. . Sono qui per concedersi alcuni giorni di riposo prima del rientro in città. Con loro trascorriamo le ore serali, piacevolmente dedicate alla degustazione di tipici piatti russi, quali “pirozhki”, “samsa” e “pozi”. Olga e Alexis si preoccupano di fornirci informazioni sufficienti non solo sulla cucina, ma su vari aspetti della loro Nazione: lingua, tradizioni e posti imperdibili che meriterebbero una nostra visita in futuro.

Grazie al loro aiuto in qualità di traduttori, conosciamo anche Albina, una simpatica “prababushka” (bisnonna) di 80 anni. Albina ha origini israeliane, vive sulla terraferma, ma si trova sull’isola per far visita alla figlia, ai nipoti e all’ultimo pronipote Ruslan, di appena 8 mesi. L’abitazione dei suoi famigliari è situata a pochi metri di distanza dalla nostra sistemazione e questo non può che essere un segno del destino: con grande fervore, ci invita a farle visita nel corso dei giorni a seguire. Ed è così che l’ultima mattina prima del ritorno ad Irkutsk, decidiamo di accettare il suo invito. Quando bussiamo alla sua porta, lei è al settimo cielo!! Pur essendo sola in casa, ci invita subito ad entrare, preoccupandosi poi di radunare tutti i parenti affinché possano conoscere gli “ital’yanskiy” (italiani). A rendere più agevole la comunicazione, ci pensano le due giovani nipoti che parlano inglese. Trascorriamo piacevoli ore in compagnia di questa famiglia accogliente che si prodiga per farci assaggiare quanto più cibo possibile, ma anche per porci un sacco di domande. Il cibo squisito e le piacevoli risate fanno sì che in un attimo arrivi l’ora dei saluti. Albina ci abbraccia stringendoci forte a sé, quasi come se stesse salutando due nipoti o due amici di vecchia data. Tra i ringraziamenti e i reciproci inviti scambiati nella speranza di potersi rivedere un giorno, “saltiamo” di corsa sul mezzo che nel frattempo è venuto a recuperarci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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2 thoughts on “La Siberia che non ti aspetti

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