Good Morning, Vietnam!

Un mese di Vietnam letteralmente volato. Hanoi, Sapa, l’isola di Cat Ba, Da Nang, Hoi An, Dalat e Ho Chi Minh: queste le nostre tappe. 

Avevamo già espresso le impressioni su Hanoi, da lì siamo saliti a nord, a Sapa: discese mozzafiato nelle risaie, lungo sentieri scoscesi e fangosi per via delle abbandonanti piogge; verdi ma anche macchiati di colori… quelli dei costumi tipici delle donne delle etnie degli H’Mong neri, degli Dzao rossi e degli Zai… e quelli delle giacche a vento dei numerosi turisti che ogni giorno raggiungono i villaggi di Lao Chai e Ta Van, a soli 15km da Sapa. Sapa è carina, ma, a dir la verità, l’atmosfera è ormai parecchio deviata dal business. Le donne locali vedono nel turista bianco una possibile fonte di guadagno e a loro pare non importi molto della cementificazione selvaggia della montagna. Alcune su esplicita domanda, rispondono: “Per noi è meglio adesso; voi, forse, preferireste vedere meno alberghi, ma noi dobbiamo vendere”.

L’ isola di Cat Ba, dal canto suo, non ci ha regalato acqua cristallina e spiagge da sogno come speravamo… ma piuttosto bagni in tiepide acque, corse spensierate in motorino e un’interessante visita alla grotta che veniva utilizzata come ricovero ed ospedale per gli abitanti, in passato minacciati dalle bombe americane.

 

A Da Nang, la statua di Lady Buddha e le Montagne di Marmo ad accoglierci… e poi via, verso Hoi An, la città delle lanterne: un vero spettacolo camminare tra le strette viuzze del centro accompagnati da una miriade di luci colorate.

                                          

Ma la vera luce, la più importante, si è accesa per noi a Dalat, dove siamo entrati a stretto contatto con una famiglia locale. Archiviata la triste esperienza di Chiang Mai, abbiamo deciso di riprovare con il sito Workaway, e siamo così approdati al Mooka’s Home Hostel. La giovane Van gestisce l’ostello insieme al marito Phuč e al supporto “morale” del piccolo Mooka, cui va il merito per il fortunato nome di quest’oasi per backpackers di tutto il mondo.

Sono bastati una ventina di minuti per la spiegazione delle nostre mansioni: erano le 7 di mattina e noi speravamo tanto in un riposino, poiché reduci da una nottata di viaggio… e invece no, abbiamo iniziato all’istante. Stefano in cucina, alle prese con uova strapazzate, all’occhio di bue, zuppe di noodles con maiale o noodles fritti con carne di manzo; a me sono toccate le ordinazioni e la caffetteria. Neanche il tempo di far salire l’ansia da prestazione… eravamo già catapultati nella routine del Mooka’s Home.

Le ore del pomeriggio libere, oltre alla domenica tutto il giorno, e la sera di nuovo impegnati per la preparazione delle cene condivise, aperte a tutti gli ospiti dell’ostello: cibo tipico vietnamita oppure barbecue. Difficoltà con le richieste incomprensibili di alcuni australiani (ma siamo sicuri parlino inglese? Talvolta a me pare un misto tra inglese, russo, arabo, cinese; livello di comprensione… molto scarso), qualche piatto non proprio perfetto, ma nulla di preoccupante. Van e Phuč ci hanno accolti a braccia aperte, sempre pronti a giustificare ogni minimo errore, sempre pronti a ringraziare al termine di ogni servizio. Agli ospiti, che si sono chiesti chi diamine fossero i due bianchi dello staff, hanno risposto: “Loro sono Giulia e Stefano, ci danno una mano per un po’; sono della famiglia”. Hanno messo a nostra disposizione una stanza privata in cima al palazzo, pasti e bevande, nuove ricette e aneddoti legati alla cultura locale.

Fantastico!

Van ci ha spiegato quanto sia importante, per le donne vietnamite, dedicare il giusto tempo al riposo e al recupero delle forze dopo il parto; spesso la neo mamma torna a casa dai genitori, come lei stessa ha fatto, per essere accudita al meglio durante i primi tre mesi di vita del bambino/a. Ci ha svelato i segreti di alcuni impacchi a base di erbe, utili per favorire il ricovero della pelle. Un argomento serio, che di norma nessuno definirebbe divertente… se non fosse che poi penso a Stefano, costretto a prendere appunti riguardo i miracolosi rimedi post partum, mentre io ero impegnata con il piccolo Mooka.

Già, Mooka… la nostra mascotte.

Nonostante i suoi 10 mesi, è stato un vero protagonista durante la permanenza all’ostello. Il lavoro per la preparazione di colazioni e cene non era poco, ma sempre ripagato dalle sue fragorose risate e i sorrisoni sdentati. Nei tempi morti abbiamo badato a lui con piacere e senza alcuna difficoltà. L’unico avvertimento dei genitori: “State attenti che non ci veda, altrimenti potrebbe frignare un po’”. Per il resto, piena fiducia. E noi l’abbiamo coccolato, strapazzato di baci e fotografato ripetutamente, per essere sicuri di non dimenticare quel bel visino paffuto.

I 10 giorni a Dalat sono stati incredibili sotto diversi punti di vista; nel nostro tempo libero abbiamo scoperto le cascate di Pongour , visitato una piantagione di caffè e una farm dove si allevano grilli. Ci siamo divertiti scoprendo la folle Crazy House, nata dal genio di una donna ispirata da Gaudì, e abbiamo trovato il tempo per gli ultimi saluti con il nostro amico Gianluca Maffeis, più conosciuto come “Operazione Giro del Mondo”. Lui il giro del globo lo farà per davvero, mentre per noi si avvicina il momento del ritorno: per un po’ non incontreremo più il simpatico bergamasco dalla folta barba.

Ma come faremo a dimenticarci del Vietnam dunque?? Impossibile. In un mese non abbiamo fatto altro che ripeterci: “Torneremo; resta ancora molto da vedere… e da Rivedere. 

Non ti preoccupare se non abbiamo esplorato i villaggi sui monti, nella parte nord-est del Paese. Torneremo e ci spingeremo fin lassù”. Torneremo per percorrere i famosi sentieri di Ho Chi Minh sulle due ruote, ma anche per prendere il largo tra i faraglioni della Baia di Ha Long, considerata una tra le sette meraviglie naturali del mondo. Torneremo per l’onestà di quel tour operator che semplicemente ci ha detto: “Volete vedere un bel mare? Non cercatelo lungo la costa dell’ isola di Cat Ba, andate a Malta. Io ho studiato inglese proprio lì, vicino a casa vostra”. Un bello smacco, ma anche un bel punto a favore del Vietnam, in barba ai tanti che avvertono: “Attenti alle fregature”! Sarà vero, forse, ma ogni storia è a sé… non si può generalizzare e questo esempio lo dimostra. 

Torneremo per le ciabatte di plastica traforate, tutte uguali, le vedi ovunque. Quando prendi un bus notturno ti fanno levare le scarpe. Alla tappa “autogrill” si scende tutti coordinati, tutti con le ciabattine dello stesso colore. Le stesse che i ragazzi di Dalat usano per andare sullo skate. Torneremo per quella tazza di tè verde gentilmente offerta al momento dell’ordine, in quasi tutti i locali, ma anche per pagare volentieri un caffè all’uovo, oppure quello servito con gelato o smoothie al cocco. Il Vietnam é il secondo esportatore al mondo di caffè… E chi lo sapeva?? 

Per la zuppa Po Bo, per il latte condensato, che scorre a fiumi, per il panino Ban Mi, mangiato ad ogni ora e farcito, tra il resto, con  della strana “paglia”… che loro semplicemente chiamano “porco”. E quindi cosa sto mangiando? Meglio non indagare oltre… Meglio scegliere la variante vegetariana. 

E poi vorremmo comprare un cappello a cono, cantare in un karaoke, di quelli autentici, dove si fa fatica a tenere il microfono per i litri e litri di “Saigon Beer”… vorremmo osservare il traffico allucinante dei motorini, tantissimi elettrici, talvolta impegnati in folli corse contromano. Ancora più folli se il guidatore é una giovane mamma che ha pensato bene di sistemare una sediolina di legno davanti alla sella, per il povero figliolo. 

Vorremmo dire ancora “Xin chāo” , che si pronuncia “sin ciao”, perché sarà probabilmente la forma di saluto più facile da ricordare per noi; ma anche sperare in altri incontri interessanti, come quello con una coppia di giovanissimi viaggiatori tedeschi: poche chiacchiere ed un viaggio in taxi sufficienti per rimediare un invito dal loro italianissimo zio Luigi, produttore di vino sulle colline dell’astigiano. E chi se lo dimentica lo spettacolo alla Opera House di Ho Chi Minh? Il biglietto includeva anche un massaggio in una bellissima SPA e quindi per una volta non si è badato per nulla al budget. Nessun pentimento, soldi davvero ben spesi.Vorremmo vedere ancora le ragazze che vanno in spiaggia con tuta, cappello e mascherina, per non diventare troppo scure. Usano vagonate di creme schiarenti, mentre noi occidentali ci sistemiamo sul lettino unti d’olio, nella speranza di rientrare dalle ferie quanto più neri possibile!!

Hanno ragione coloro che vanno dicendo: chi nasce riccio vorrebbe essere liscio, e viceversa. Ad ogni latitudine il suo pensiero.

 

 

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One thought on “Good Morning, Vietnam!

  • Vietnam…. La Baia di Ha Long, le tribù del Nord…… Un viaggio che spero prima o poi di fare…. 🙂 🙂 Buona continuazione… 🙂 🙂

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