Cina on the road

Da Pechino a Shanghai, passando per Datong, Pingyao e Xi’an. Questo l’itinerario fino al 28 ottobre 2016, dopo 15 giorni di soggiorno nel Celeste Impero.

Da Datong ci siamo spostati a Pingyao, rischiando nuovamente di trascorrere una notte insonne, ma ad un prezzo economico, con il già collaudato “hard seat” (sedile duro…durissimo!!), in un vagone completamente privo di turisti, ma spaventosamente affollato di cinesi.

Riponevamo grandi speranze in questa meta, accuratamente scelta dopo aver letto del suo fascino antico, delle dimore storiche e perfettamente conservate, delle sue stradine tipiche: una vera “perla” e un vanto per l’intero Paese. Camminare all’interno delle mura di Pingyao, nella città “vecchia”, può suscitare piacevoli sensazioni; passaggi piuttosto stretti ed edifici bassi con i tradizionali tetti a pagoda. L’ideale, tuttavia, sarebbe essere dotati di un paraocchi che conceda una prospettiva unicamente frontale, come quella dei cavalli che trainano le carrozze. Allora sì, sarebbe davvero piacevole. Purtroppo, lungo le vie principali, gli spazi coperti sono occupati da shops di ogni genere, una sala videogiochi e un simulatore spaziale, un museo delle cere, bar e locali che, pur essendo davvero alla moda, poco hanno a che vedere con la tradizione cinese. Il cibo è ottimo e in alcuni minuscoli ristoranti, piuttosto grezzi, anche super economico. I locali più grandi, invece, sono tutti molto simili; anche i pannelli con le foto dei piatti sono riprodotti in serie. La zona è chiusa al traffico delle automobili, ma non a quello di piccole macchinine elettriche, che attraversano a folle velocità quest’area, scarrozzando i turisti più pigri.

Il numero di questi mezzi è davvero esagerato e non giustificato da nobili cause, come quella di accompagnare persone anziane, disabili o con difficoltà di movimento. Perdonate l’onestà, questa è stata e rimane la nostra impressione. Un “salto” a Pingyao vi consigliamo di farlo comunque; qui, è vero, potrete ammirare residenze e cortili di un tempo, l’antica banca, il primo istituto bancario moderno di tutta la Cina, il meraviglioso tempio del Confucianesimo e molto altro ancora: insomma, un’enorme quantità di luoghi storicamente interessanti. Peccato per il “contorno” super turistico.

Da Pingyao, ci siamo poi diretti a Xi’an, celebre meta di innumerevoli viaggiatori data la vicinanza ad uno dei siti archeologici più conosciuti al mondo, un gioiello che rimase custodito sottoterra per più di 2000 anni: l’Esercito di Terracotta. Xi’an ha confermato il concetto cui facevamo riferimento qualche riga sopra: sempre meglio vedere con i propri occhi prima di giudicare! Benché un amico di viaggio spagnolo ci avesse detto di non aver apprezzato la città, se non per la visita all’antica reliquia, noi abbiamo avuto un’esperienza differente. Xi’an ci è piaciuta moltissimo!! L’antica moschea Daxuexixiang e il quartiere musulmano hanno una collocazione centralissima ed è piacevole recarvisi soprattutto la sera, per ammirarne l’immensa vitalità e per mangiare ai vari banchetti: banane fritte, ogni sorta di carne allo spiedo e strani frutti verdi. Da qui poi, proseguendo sempre dritto verso sud, s’incontra la meravigliosa “Drum Tower” magicamente illuminata, una “calamita” che attira su di sé sguardi di fotografi esperti e non.

La sera del 27 ottobre siamo andati alla stazione centrale di Xi’an per acquistare il biglietto per Shanghai sul momento. I posti sul treno delle 20.27 erano già esauriti, pertanto abbiamo acquistato quelli per il treno in partenza tre ore dopo. Verso le 22.15 ci siamo spostati nella sala d’attesa della stazione. Il contesto era molto confuso e i passeggeri, con destinazioni differenti, mischiati gli uni agli altri. Quando il gate per accedere al binario si è aperto, la folla ci ha impedito di varcare la soglia e, per una questione di pochi minuti, abbiamo perso il nostro mezzo… PANICO… . Grazie all’aiuto di un uomo che parlava un inglese facilmente comprensibile, abbiamo capito che dovevamo recarci alla biglietteria. Qui ci è stata incredibilmente rimborsata la somma spesa per i tickets; con i soldi ricevuti abbiamo potuto così fare un nuovo acquisto e precipitarci nella nuova sala d’attesa: tutto ciò è accaduto in una sola ora!! Nonostante l’inizio poco promettente, la sera del 28 ottobre siamo arrivati finalmente a Shanghai.

Questa città è davvero enorme, stracolma di grattacieli e palazzi altissimi; basti pensare che nella zona del “Bund”, il cosiddetto “cuore finanziario”, si erge la “Shanghai Tower”, il secondo grattacielo più alto del mondo. Diciamo che per gli appassionati dello shopping e della modernità è un vero paradiso. Noi abbiamo approfittato di questi giorni per dormire un po’ più a lungo del solito e passeggiare nelle zone della “old city” e della “concessione francese”. Nella prima abbiamo ammirato case basse e vecchie, strade strette, piccoli negozi e panni stesi ovunque, anche ai cavi elettrici che si aggrovigliavano sopra le nostre teste. Il contesto ricordava molto quello degli “hutong” di Pechino. La “concessione francese” è un quartiere con edifici di stile europeo, molto tranquillo e piacevole. Vi si trovano un sacco di negozietti con bigiotteria di qualità, vestiti e scarpe alla moda e deliziose caffetterie.

Ma la scoperta migliore per noi è stata Gabriele, amico di un’ amica che vive dalle nostre parti in Italia, pianista di professione e residente a Shanghai da 11 anni. Si è offerto di ospitarci nel suo studio, luogo dove impartisce lezioni di piano a diligentissimi allievi cinesi e ad altri occidentali poco volenterosi. Tra i corsi privati e i concerti nei locali jazz della città, negli anni, Gabriele ha conosciuto il proprietario italiano della pizzeria “La Sosta”, in Hongmei road . La pizza è deliziosa…ancor meglio quando la cena si conclude con un vero tiramisù!! Provare per credere.

Alla Sosta si trasmettono partite di calcio del nostro campionato; è un po’ come il ritrovo al bar del paese. È qui che abbiamo incontrato altri connazionali, “adottati” dalla Cina per questioni di lavoro, forse temporaneamente, forse no. Tutti sentono la mancanza dell’Italia, soprattutto durante il periodo di Natale, anche quando sono ormai passati diversi anni dall’ espatrio.

Con la supervisione di Gabriele, durante la nostra permanenza a Shanghai, abbiamo assaggiato prelibatezze come il piccione arrosto e le zampe di gallina. Dulcis in fundo, la sera di Halloween siamo stati invitati a cena direttamente a casa sua. Abbiamo cosí conosciuto anche la moglie Min Min, hostess di volo, e Leo, 8 anni e un curriculum che vanta ben tre lingue all’attivo (cinese, inglese e italiano)! La tavola imbandita a festa, persone stupende e disponibili a darci informazioni sui luoghi da visitare nei dintorni…qualche insegnamento sulla scrittura e lettura dei caratteri cinesi che Leo stesso sta imparando. Non potevamo chiedere di meglio. I cinesi continuano a dimostrarsi davvero accoglienti ed amichevoli, interessati all’incontro e al dialogo con noi. La cosa fa riflettere… in Italia non facciamo quasi più caso agli immigrati cinesi, abituati come siamo a parlarne più per denunciare la loro “invasione lavorativa e commerciale”, che per cercare di conoscerli veramente come persone con una cultura e una storia differenti.

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