Cina…due mesi di viaggio

Ieri, 21 ottobre 2016, abbiamo festeggiato i primi due mesi del nostro girovagare per il mondo. Il bilancio, fino ad ora, è positivo: abbiamo visto un sacco di posti, alcuni secondo i nostri desideri pre-partenza, altri scoperti cammin facendo, abbiamo incontrato e parlato con persone di nazionalità diverse, talvolta con non poca fatica, ci siamo avventurati alla scoperta di stili di vita completamente differenti dal nostro. In alcune situazioni, abbiamo anche capito di aver commesso degli errori; diffidate da coloro che vi dicono o scrivono che i treni della Transiberiana e della Transmongolica sono carissimi e vanno prenotati con largo anticipo. I biglietti si possono comprare tranquillamente in loco, risparmiando preziosi quattrini…va bene così, fa parte del gioco ed è anche una bella parte di questo gioco: scoprire viaggiando.

Siamo arrivati a Pechino il 14 ottobre, accolti da un cielo grigio e carico di smog, ma con temperature decisamente più alte di quelle della Mongolia. La Cina è un Paese immenso e benché 30 giorni di visto possano sembrare tanti, da subito ci siamo resi conto che dovremo “correre” per scoprire un numero assai limitato di città: gli spazi e le distanze sono smisurati, gli spostamenti richiedono tempo, senza contare la quantità enorme di persone che affolla le grandi attrazioni. Nonostante ciò, anche noi non abbiamo rimandato l’appuntamento con la Città Proibita e l’elegante Tempio del Cielo, il cui parco è gremito di arzilli e snodatissimi vecchietti che praticano sport, né abbiamo rinunciato all’idea di camminare sulla Grande Muraglia e lungo la tristemente famosa Piazza Tienanmen, accessibile solo in seguito ad un accurato controllo (bisogna farci l’abitudine ai controlli, qui). Abbiamo assaggiato con piacere la prelibata anatra arrosto, tipica di Pechino, e il delicatissimo thè. Ma la cosa che più abbiamo apprezzato è stata “perderci” negli hutong a sud-ovest di piazza Tienanmen. Pechino è una città enorme, abitata da più di 21 milioni di persone; tuttavia non è difficile allontanarsi dalla vie principali per scoprire questi antichi vicoli dove si possono ancora ammirare le tradizionali abitazioni a corte, chiamate “siheyuan”. In principio il termine hutong era utilizzato esclusivamente per indicare l’unione di più “siheyuan”, ma poiché nel tempo gli hutong hanno costituito dei veri e propri sobborghi, attualmente il termine è sinonimo di quartiere.

Le guide turistiche consigliano di visitare i più celebri, come quello di “Nan Luo Gu Xiang”, le cui strade sono piuttosto pulite e ordinate, gli edifici sono stati quasi completamente ricostruiti e si trovano addirittura botteghe d’arte, negozi di abbigliamento, locali alla moda e venditori di cibo di strada, consumato in notevole quantità dai numerosi turisti. Nella zona a sud-ovest della piazza invece, si respira un’aria differente, si percepisce una tranquillità assoluta e più autentica. Non pare vero di essere in città, tanto è il silenzio che pervade questo posto. Le viuzze sterrate s’intrecciano fino a scomparire nei cortili interni delle vecchie dimore, nascoste da panni stesi ovunque e oggetti ammassati; qui si scoprono sale da gioco e locali che cucinano piatti per pochi “Yuan”. Di frequente compaiono i bagni pubblici, in quanto le case degli hutong non sono dotate di servizi igienici. Le persone sorridono e salutano con piacere. È un’oasi di pace che sembra lontana anni luce dalla chiassosa modernità del centro.

Dalla capitale, lo scorso 19 ottobre, ci siamo spostati 300 km in direzione ovest, a Datong, meta piuttosto famosa, ma in realtà scarsamente considerata dai turisti (per lo meno in questa stagione). Il nostro desiderio era quello di visitare le Yungang Caves, un complesso di circa 270 grotte, attualmente solo una cinquantina accessibili, scavate principalmente tra il 460 e il 525, in cui si contano più di 51.000 statue di Buddha, e il Tempio Sospeso. Quest’ultimo è situato nei pressi del monte sacro Heng, a circa un’ora e mezza dalla cittadina, ed è un esempio straordinario dell’architettura cinese e dell’ingegno umano, o meglio di un unico uomo, oltre ad essere un luogo di culto di ineguagliabile valore dato che celebra non solo la religione buddista, ma bensì anche il Taoismo e il Confucianesimo.

A Datong siamo stati piacevolmente appagati da questi due importanti siti storici…ed inoltre abbiamo conosciuto la prima persona grazie alla community di “Couchsurfing”, un servizio di rete sociale che permette di ottenere e/o offrire gratuitamente ospitalità. Pur non avendo due posti letto per la notte, Wang Qi ci ha invitati a cena, preoccupandosi di acquistare tutti gli ingredienti necessari alla preparazione di una gustosissima pasta alle verdure, cucinata abilmente da Stefano. Abbiamo trascorso una piacevole serata in compagnia di questo giovane ventiseienne cinese, amante del tennis e neo studente di lingua italiana, tra un commento alle gare delle ultime Olimpiadi, la lettura di dialoghi che gli sono stati consegnati a lezione e la spiegazione di semplici regole grammaticali. Non ci siamo fatti mancare nemmeno il karaoke, sulle note di una versione femminile di “Con te partirò”… lui molto intonato, noi un po’ meno… Il giorno successivo, l’incontro casuale con un ragazzo, che si prodiga per aiutarci a fare acquisti alimentari a prezzi bassissimi, è l’ennesima prova dell’ottima impressione avuta dal popolo cinese fino ad oggi: tutti si sono rivelati molto disponibili e gentili nei nostri riguardi.

Ieri, esattamente come due mesi fa, ci siamo messi in marcia; questa volta per raggiungere Pingyao, una delle quattro antiche città cinesi che ha preservato il fascino delle passate dinastie Ming e Qing. Per raggiungere la meta, abbiamo azzardato scegliendo di acquistare il biglietto del treno per l’”hard seat”, il sedile duro della terza classe, e dobbiamo ammettere che il nome fa fede alla realtà. Un vagone con persone stipate ovunque, in piedi, nei bagni, oppure coricate in ogni dove, addirittura lungo il corridoio centrale e nelle zone di passaggio tra una carrozza e l’altra: questa è la Cina. Siamo in attesa di scoprire quali avventure ci aspettano.

 

INFORMAZIONI UTILI (quelle che avremmo voluto trovare noi…) :

Raggiungere in autonomia le “Yungang Caves” e il Tempio Sospeso è possibile, senza dover ricorrere ad un tour privato.

-PER LE YUNGANG CAVES (ingresso alta stagione 125¥): di fronte alla stazione centrale dei treni, bus n.603 al costo di 3¥ (solo andata) oppure minibus al costo di 10¥ (chiedere direttamente agli autisti mostrando una foto del luogo).

-PER IL TEMPIO SOSPESO (ingresso alta stagione 125¥): dalla stazione di Dong Yuang, nella zona est della città, bus al costo di 30¥ (solo andata; anche in questo caso è sufficiente mostrare una foto del tempio alla biglietteria). Arrivati alla stazione di Hunyuan, si può proseguire per i restanti 3,5 km circa a piedi, condividendo un taxi per soli 5¥ a testa oppure facendo autostop. Troverete molte persone disponibili!

 

USEFUL INFORMATION (the ones that we wanted to find…):

Going by yourself to the “Yungang Caves” and the “Suspended Temple” is possible, without buy a private tour.

-FOR THE YUNGANG CAVES (high season entrance 125¥): opposite the main train station, take bus n.603 for 3¥ each (one way) or minibus for 10¥each (ask directly to the driver and show to him a photo of the place).

-FOR THE SUSPENDED TEMPLE (high season entrance 125¥): from Dong Yuang station, in the east of the city, take bus for 30¥ each (one way, even in this case show a picture of the temple at the ticket office). Arriving at the Hunyuan station, you can continue for the remaining approximately 3.5 km by walk, sharing a taxi for only 5 ¥ each or by hitchhiking. You will find many people available!

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